Il PCB della Caffaro fuori dall'uscio.                              VORREMMO SAPERE... CHIEDIAMO TROPPO?

VORREMMO SAPERE...


Non sappiamo quanti cittadini di Ospitaletto, la sera della domenica di Pasqua, abbiano avuto modo di vedere su RAI3 l'ultima puntata di PresaDiretta (chi l'avesse persa la può trovare qui), che ha trattato diffusamente il gravissimo caso del PCB della Caffaro che da decenni inquina una vasta area di Brescia, senza che nulla di concreto sia stato avviato per la bonifica e la tutela della salute degli abitanti.

Tra i concittadini crediamo che ancor meno persone sappiano che il problema ci coinvolge molto più da vicino di quanto si possa pensare.

Il 1° aprile 2008, cinque anni fa, quando era il coordinatore del Comitato Salute e Ambiente di Ospitaletto, di cui fu co-fondatore, sul blog del comitato il nostro co-referente scriveva:

 
<< Da alcuni anni, dopo le denunce circostanziate presentate da Marino Ruzzeneti e da Celestino Panizza in merito all'inquinamento da diossine e PCB attorno alla Caffaro di via Milano a Brescia, è stata individuata un'ampia zona, che arriva fino al Comune di Castelmella, inserita tra i "siti di rilievo nazionale", censiti dal Ministero per l'ambiente, da sottoporre a bonifica.
Forse non tutti sanno che gli abitanti di Passirano e Castegnato hanno anche loro "dentro casa", e quelli di Ospitaletto appena fuori dall'uscio, la loro bella dose di PCB e di altre sostanze altamente inquinanti.
Ecco di seguito l'articolo che sulla questione è stato pubblicato nel n. 141-142 della rivista "Medicina Democratica" nella sezione "interventi & esperienze":
 
"OCCHIELLO : CAFFARO DI BRESCIA : UN SECOLO DI VELENI

Lo scandalo delle peci di PCB interrate in discarica
di Marino RUZZENENTI *

Ma i PCB non sono stati dispersi nel territorio bresciano solo attraverso gli scarichi della Caffaro.
Un altro importante veicolo di inquinamento sono stati i rifiuti, le peci, degli impianti di produzione collocati in diverse buche, in genere ex cave di ghiaia del Bresciano, in particolare nella Franciacorta.
In verità, fin dall'inizio degli anni Settanta il problema era noto alle Autorità locali. L'azienda, infatti, ne aveva già reso edotto il Comune di Brescia sia nel 1971 nella comunicazione informativa richiesta per la classificazione come industria insalubre dove si riferiva che le peci e i pannelli di filtrazione del PCB "vengono portati fuori dallo Stabilimento ad una discarica in uso privato" (Elenco produzioni e brevi note esplicative dei procedimenti in tatto della Caffaro del marzo 1971, in Archivio ASL Brescia, Caffaro, b, pratiche), sia nel 1974 in analoga nota, dove si dichiarava esplicitamente che le peci di PCB venivano "smaltite in discarica autorizzata in comune di Passirano, a mezzo autocarri" (Scheda informativa sui PCB della Caffaro, 9 aprile 1974, Archivio ASL Brescia, Caffaro, b, pratiche).
Inoltre, una nota interna all'amministrazione comunale di Brescia, senza data, ma presumibilmente del 1976, riportava notizie particolarmente circostanziate sui rifiuti solidi prodotti dalla Caffaro, i quali: <<
1. Travagliato : Cloruro ferrico, prodotto degradabile; Q.li 320 al mese salamoia, possibilità o certezza della presenza di Mercurio: Perborato di sodio, ossia polvere calcarea e silicea; Clorato di sodio, scarto che può incendiarsi per sfregamento o percussione con altri corpi;
2. Castegnato : Peci di Tenclor : 70 Q.li mese; Peci di Cloresil : 50 Q.li mese.
Nota: Rifiuto Peci (se ne descriveva la pericolosità, allora sconosciuta, ndr). Questo è solo parte di quanto si sa di queste sostanze. Resta da dire il fatto che le sostanze scaricate dalla Caffaro non sono ben identificate riguardo alla composizione e alla natura di tutti i componenti … Pertanto allo stato attuale nulla vieta di considerare questa sostanza estremamente pericolosa riguardo al rischio di mutazioni indotte sugli organismi che ne vengono a contatto >> (Appunto anonimo con annotazione manoscritta "545 Chimiche", s.d., probabilmente del 1976 perché collocato fra carte di quel periodo, in Archivio Settore Ecologia Comune di Brescia, b, Caffaro, f. Varie).
Ma nessuno si occupò del problema fino a quando nel 1980 fu sollevato su iniziativa di "Medicina Democratica".
Il Collettivo politico nuova sinistra di Passirano, a conclusione di un lavoro di indagine durato un anno e mezzo, pubblicò all'inizio dell'anno un Dossier inquinamento che ipotizzava la collocazione di fanghi contenenti PCB in una discarica locale, la Vallosa (Dossier inquinamento. La discarica di fanghi industriali di Passirano, supplemento a "Medicina Democratica", n. 17, gennaio-febbraio 1980).
Su questa indagine condotta dal basso si veda l'articolo di L. Mara "Venticinque anni fa" nel dossier pubblicato nel fascicolo 139-140 di Medicina Democratica, pp. 25-27.
Finalmente le Autorità nei primi anni Ottanta furono costrette ad indagare, rilevarono la presenza dei fusti di peci dei PCB e cercarono, quindi, di affrontare il problema.
A lungo si discusse di come e se rimuovere le peci ormai sepolte da anni (la discarica posta sotto osservazione era stata esaurita da tempo e coperta con terra di riporto).
Inizialmente tutti erano determinati a procedere con una bonifica radicale.
Poi, sia per ragioni tecniche (difficoltà, in mancanza di notizie certe, a contenere eventuali reazioni chimiche indesiderate e a garantire che l'operazione "scoperchiamento" avvenisse in sicurezza), sia per le normali inerzie burocratiche e per le "provvidenziali" rimozioni del tempo "galantuomo", non se ne fece più nulla. 
La "bomba ecologica" comunque rimaneva innescata in diversi siti della provincia di Brescia : centinaia di tonnellate di peci sono presenti certamente nella discarica Vallosa, probabilmente insieme anche ad altri materiali più instabili e maggiormente soggetti a dispersione (i filtri di alluminio, guanti e tute impregnati di PCB).
Ma altrettanto certamente molte altre tonnellate di peci e residui delle lavorazioni di PCB sono dispersi in altre discariche : fortemente sospettate sono anche quelle dell'ex cava Bettoni, ex cava Pianera ed ex cava Pianerino nel comune di Castegnato (Cfr. Lettera dell'USSL 41 agli Assessori regionali alla Sanità ed all'Ecologia, ai Sindaci di Brescia, Passirano, Castegnato … dell'8 aprile 1983 su "Interpellanza parlamentare dell'on. Corleone numero 3/07278 relativa alle sostanze prodotte dalla ditta Caffaro di Brescia", pp. 6-7, in Archivio ASL Brescia), ma sicuramente anche altri siti, non ancora individuati o che recentemente stanno venendo alla luce, come la discarica abusiva di rifiuti tossici e nocivi scoperta, nel settembre 2001, nella "zona a pera" a sud della Caffaro in via Caprera, contenente, oltre a metalli pesanti, i PCB.
In effetti, sull'onda del "caso PCB" l'attenzione è stata di nuovo riportata anche sulle discariche dei rifiuti.
Mentre a Castegnato si è proceduto ad un Piano di caratterizzazione dell'ex cava Pianera, tuttora in corso di espletamento, a Passirano si è indagato nella zona vicino alla Vallosa: l'ASL ha compiuto alcune analisi sulla catena alimentare, dopo che l'ARPA aveva trovato PCB nei terreni oltre la norma (su sette campioni, sei positivi con i PCB da 30 a 140 volte al di sopra il limite del DM 471/99, mentre un campione raggiungeva livelli elevatissimi : 8.300 volte maggiore del limite di legge) per poi passare alla misurazione dei PCB nel sangue di alcuni residenti della zona.
Su venti campioni analizzati ben 7 si sono rivelati superiori a quel limite dei 15 nanogrammi/millilitro assunto convenzionalmente dall'ASL come "norma" (in realtà notevolmente elevato rispetto agli standard internazionali), con punte fino a 150 nanogrammi/millilitro (G. Damiani, Passirano. C'è PCB nel sangue della gente. "Giornale di Brescia", 29 marzo 2002).
Su questa base il Sindaco di Passirano ha emanato il 24 aprile 2002 un'ordinanza per l'interdizione dell'uso dei suoli attigui alla Vallosa del tutto simile a quella di Brescia.
* Storico e autore di "Un secolo di cloro e … PCB. Storia delle Industrie Caffaro di Brescia". Milano, Jaka Book - Alce Nero, 2001.".
A distanza di alcuni anni, è lecito chiedersi come stiano attualmente le cose, che iniziative abbiano intrappreso i Sindaci succedutisi a Passirano e Castegnato, così come è altrettanto lecito chiedersi cosa abbiano fatto quelli di Ospitaletto.
E' opportuno ricordare che, in particolare, la discarica Vallosa di Passirano si trova appena a nord del limite territoriale del Comune di Ospitaletto e che, dopo tanti anni dal loro interramento, i fusti di materiale inquinanante provenienti dalla Caffaro potrebbero aver fortemente inquinato il terreno e le falde acquifere che, correndo da nord verso sud, alimentano i pozzi d'acqua di Ospitaletto.
Per quanto noto, non abbiamo ragione di dubitare dei controlli sulla qualità dell'acqua erogata dalla rete pubblica di Ospitaletto.
Una cosa è invece certa: a Ospitaletto, per cercare "acqua buona", si debbono scavare pozzi sempre più profondi... e sempre più costosi.
Chi ha la responsabilità di questa situazione e dei maggiori costi che la comunità di Ospitaletto deve sostenere?
Chi è responsabile di un danno ingiustamente causato ad altri è tenuto a risarcirlo.
Se nel passato i precedenti amministratori dei Comuni di Passirano, Castegnato ed Ospitaletto non hanno avviato alcuna procedura, non sarebbe opportuno che gli attuali Sindaci dei tre Comuni si costituissero parte lesa nei confronti della Caffaro?>>.

Come da copione, nessuno rispose a quelle domande.

Non risposero i Sindaci di Passirano e Castegnato, nei cui territori sono collocati i luoghi inseriti nel SIN unitamente all'area di Brescia circostante la Caffaro.

Non rispose il Sindaco di Ospitaletto e anche l'opposizione di allora non presentò nemmeno un'interrogazione o una mozione sull'argomento.

Come il Comune di Brescia non si costituì contro la Caffaro, non lo fecero nemmeno i succitati amministratori.

Nel frattempo la Caffaro è fallita e, probabilmente, nessuno pagherà per le bonifiche.

Meglio, pagheremo tutti, salvo i responsabili.

Oggi, a distanza di cinque anni, a Brescia riesplode il Caso CAFFARO e, forse, la città si è svegliata dal "sonno delle menti", che sempre "genera mostri".

Da noi, tutto tace!

Poche settimane fa, l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha riclassificato il PCB, prima indicato come "probabilmente cancerogeno", collocandolo fra le sostanze "certamente cancerogene".

A Brescia, le indagini epidemiologhiche hanno segnalato che l'incidenza delle tipologie di tumori, che possono essere connesse con la presenza di PCB, è superiore rispetto al resto dell'Italia settentrionale.

Indagini epidemiologiche risalenti a oltre 10 anni fa, segnalavano anche per Ospitaletto incidenze sopra la media.

Non vogliamo fare del "terrorismo" e scatenare il panico tra i concittadini, ma riteniamo più che mai necessario che la gente conosca i fatti, prenda coscienza del problema e chieda ai propri Amministratori che intervengano e, finalmente, affrontino seriamente la questione, attivando tutte le procedure e tutti i tavoli utili a fornire le dovute informazioni e, se necessario, a richiedere energicamente gli interventi di messa in sicurezza e bonifica dei siti.

La recente decisione della Giunta comunale di redigere un nuovo Piano di Governo del Territorio (PGT), comporta la ridefinizione di tutti gli atti e documenti ad esso connessi.

Di questa "inquietante" presenza, fuori dall'uscio ma impattante anche per il nostro territorio, l'Amministrazione comunale ha il dovere di tener conto e i documenti necessari alla definizione del nuovo PGT non possono ignorarla o minimizzarla.

Dal Dossier Inquinamento (qui riprodotto in calce) redatto dai "ragazzi" di Passirano, sono trascorsi ben 33 anni, nulla è stato fatto e una bomba ad orologeria incombe sulla nostra comunità.

Il tempo trascorso, non abbiamo elementi per esserne certi ma è logico supporlo, potrebbe aver portato a corrodere i fusti collocati nella Cava Vallosa, con conseguenze che non vogliamo immaginare.

Le analisi sull'acqua della prima e della seconda falda freatica sotto la cava, già nel 2002, evidenziavano la presenza di PCB, a differenza della terza, a 50 m di profondità, che ne risultava indenne.

Sarebbe importante sapere come sia oggi la situazione e, considerato l'andamento delle falde, sarebbe indispensabile che si effettuino analisi approfondite e a largo spettro sulle sostanze presenti nell'acqua che esce dai nostri rubinetti.

Sarebbe il caso di sapere ed essere rassicurati che, davvero, la falda cui attingiamo sia ancora indenne da presenza di PCB, che i nitrati, un paio d'anni fa "al limite" del consentito, siano ancora sotto soglia, sapere quanto sia e se sia sotto soglia, nell'insieme del cromo totale disciolto, l'ammontare del solo, pericolosissimo, cromo esavalente che, tra le altre cose, pare, almeno questo è apparso sui giornali, sia stato rilevato nella discarica abusiva all'interno della Stefana posta sotto sequestro di recente.

Ovvio che tali analisi siano richieste all'ARPA, soggetto terzo pubblico ed autorevole, e non ad A2A, gestore della rete idrica comunale, non essendo questo certamente il caso per "chiedere all'oste se il vino è buono".

 

VORREMMO SAPERE... CHIEDIAMO TROPPO?

Dossier inquinamento. La discarica di fanghi industriali di Passirano, supplemento a "Medicina Democratica", n. 17, gennaio-febbraio 1980 (Fonte: http://www.webalice.it/a.zinelli)

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